La diffusione della cultura, con particolare attenzione alla conoscenza e alla valorizzazione del nostro territorio e del suo immenso patrimonio storico, artistico e paesaggistico, rappresenta infatti, il comune denominatore di tutte le attività proposte.
Le numerose e qualificate attività scaturite da questo impegno costante hanno conferito credibilità ed autorevolezza a questo Club che oggi si onora di poter interloquire e collaborare con tutte le Istituzioni.
Il complesso monumentale di Santa Sofia simbolo dell’arte carolingia
La chiesa di Santa Sofia, simbolo dell’architettura longobarda altomedievale, è tra i siti de “I Longobardi in Italia. Centri di potere” è oggi nel patrimonio dell’UNESCO.
La chiesa, situata a Benevento, eretta per volere del Duca longobardo Arechi II intorno al 760, presenta una piccola pianta a forma esagonale nel corpo centrale con colonne provenienti dal Tempio di Iside, circondata da un anello decagonale retto da colonne in pietra calcarea. La zona delle tre absidi è circolare, mentre gli affreschi originari, che una volta ricoprivano l’interno della Chiesa, sono visibili solo nelle due absidi laterale.
I colori ancora vivi e le forme armoniche delle linee dell’Annunciazione e della Visitazione alla Vergine, testimoniano la presenza di maestranze bizantine tra l’VII e IX secolo, confermando Benevento capitale culturale di quegli anni.
Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di inserire, a giugno 2011, tale monumento nella Lista dei beni Patrimonio dell’Umanità perché i monumenti Longobardi sono una testimonianza della cultura carolingia. Nel loro insieme, i luoghi Longobardi, costituiscono una serie culturale unica e identificabile e hanno potenziato il movimento monastico.
I Longobardi, inoltre, svolsero un ruolo determinante nella diffusione al mondo europeo delle opere classiche di letteratura, tecnica, architettura, scienza, storia e diritto.
L’acquedotto Carolino: capolavoro dell’ingegno umano Patrimonio dell’UNESCO
Nelle aree di confine tra le Province di Benevento e di Caserta si sviluppa uno dei capolavori del genio architettonico di Luigi Vanvitelli: l’Acquedotto, commissionato dal Re Carlo III di Borbone, da cui il nome Carolino, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997.
La condotta, inaugurata nel 1762, nasce nel Sannio alle falde del Taburno e attinge l’acqua alle sorgenti del Fizzo; attraversa i Comuni di Moiano e Sant’Agata de’ Goti e qui lascia la Provincia di Benevento per entrare in Terra di Lavoro, in tenimento di Valle Maddaloni.
L’opera di ingegneria idraulica è tra i beni da tutelare nella Lista del Patrimonio Mondiale perché rappresenta un capolavoro dell’ingegno umano oltre che una delle opere più importanti realizzate dai Borbone.
I calcoli di Vanvitelli avevano consentito di superare le difficoltà tecniche, in particolare quella di riuscire a dare alla condotta, che doveva trasportare 700 litri di acqua al secondo, una pendenza media di solo mezzo millimetro per metro percorso: questo in quanto le sorgenti del Fizzo si trovano ad una quota di metri 254 s.l.m. e la cascata del Palazzo Reale a 203.50.