In Sardegna è possibile visitare la Giara del Gesturi, uno dei parchi naturalistici più belli della regione.
La Giara di Gesturi:
La giara di Gesturi, nota anche come Sa Jara Manna, è un altopiano basaltico della Sardegna centro-meridionale. Si estende circa 4400 ettari ed è diventato famoso per la ricca flora, per gli insediamenti nuragici ma soprattutto per essere l’habitat degli ultimi cavalli selvaggi d’Europa, i famosi cavallini della Giara.
È considerata un biotopo di importanza nazionale per le sue caratteristiche geografiche, ambientali e socio-culturali.
La Giara di Gesturi è un parco molto esteso e visitabile sia in autonomia sia con guida, dista pochi minuti di auto dal sito Su Nuraxi di Barumini.
La vegetazione:
La sua posizione geografica, la conformazione di natura impermeabile e i venti di maestrale danno vita a una vegetazione unica nel suo genere.
La superficie della Giara di Gesturi è ricoperta per il 46% da boschi, per il 32% da macchia mediterranea, per il 9% da garighe, per il 10% da praterie e il restante 3% dai paulis.
Il bosco caratteristico è la sughereta, invece, meno frequenti sono le formazioni boschive di roverella o leccio.
La macchia mediterranea è caratterizzata da arbusti come:
- il cisto,in sardo chiamato muldegu: gli antichi ne utilizzavano le foglie per applicarle su muscoli e articolazioni doloranti;
- il lentisco, in sardo modditzi: dalle sue bacche si estraeva un olio utilizzato per alimentare le lampade e i suoi rami resistenti e flessibili venivano usati per la fabbricazione di cestini;
- il corbezzolo: le cui dolci bacche rosse hanno forti proprietà lassative e dai cui fiori si ricava un apprezzato miele amaro;
- il mirto, in sardo multa: da cui si ricava il famosissimo liquore sardo
- il pero selvatico, in sardo pirastu;
- il prugnolo, in sardo pruniscedda;
- l’elicriso: pianta fortemente aromatica e con proprietà emollienti.
Le garighe sono composte, invece, principalmente da mentuccia selvatica che veniva usata per allontanare gli insetti dall’uomo e sfregata sui cani per tenere lontane le pulci.
Le praterie più frequenti sono quelle di asfodelo, in sardo cadrilloni.
Il cavallo di Giara:
Il cavallino della Giara non è una specie autoctona, ma lo è diventata.
Si ipotizza che esso sia stato introdotto in Sardegna nell’età del ferro dai Fenici; alcuni studi sostengono, invece, che discenda dai cavalli dalla Numidia. Nel Medioevo questa specie popolava l’isola, ma con l’intensificarsi dello sfruttamento agricolo sono scomparsi sopravvivendo solo sull’altopiano.
Nei secoli scorsi i cavallini vivevano allo stato brado ma nel periodo della trebbiatura venivano catturati e utilizzati nei lavori agricoli.
Le piccole dimensioni del cavallino portarono i proprietari a incrociarli con altre razze per aumentarne la taglia; ciò spinse negli anni settanta del Novecento la regione Sardegna ad avviare un programma di recupero selettivo per ristabilirne i caratteri primitivi.
L’animale ha occhi a mandorla, lunga criniera, bassa statura e in molti esemplari è presente un particolare ciuffo che scende lungo la fronte fin quasi a nascondere gli occhi. Si sono adattati all’ambiente sviluppando zoccoli piccoli e perfetti per un terreno pietroso.
La proprietà delle mandrie è oggi divisa tra comuni, regione e privati che ne posseggono solo una piccola parte.
Attualmente sull’altopiano vivono circa 500 achettas e questo numero si mantiene costante senza intaccare l’equilibrio con il territorio e con gli animali da allevamento con cui convivono.