Il Belvedere di San Leucio, città della seta

Che grande intuizione avettero i re Bornone. C’ ‘a scusa d’ ‘a caccia truvajene nu’ paraviso acqua, aria bbona e fiordaliso.

(prof. Luigi Bologna)

L’affascinante storia del Belvedere di San Leucio, frazione del comune di Caserta, è strettamente legata a quella della dinastia dei Borbone che in questo luogo realizzarono qualcosa di davvero unico, non tanto dal punto di vista architettonico, quanto da quello lavorativo e sociale.

Belvedere di San Leucio, la Storia

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Tutto ebbe inizio nel 1750, quando Carlo III di Borbonere di Napoli dal 1734, acquistò dalla potente famiglia dei Caetani (in alcuni documenti anche Gaetani) lo Stato di Caserta, possedimento che i duchi di Sermoneta avevano in precedenza acquisito per via nuziale dagli Acquaviva (Anna Acquaviva, ultima erede della famiglia, era andata in sposa nel 1618 al duca Francesco Caetani) e che erano costretti a vendere a causa degli enormi debiti contratti.

Fra i possedimenti acquisiti dai Caetani c’era anche un palazzo, adibito a residenza estiva e largamente descritto nel Rilievo dei Beni della principessa Anna del 1635, che gli Acquaviva avevano fatto costruire sulla collina di San Leucio, in una posizione decisamente privilegiata, visto che l’edificio, che riprendeva a modello le diverse ville suburbane presenti sui colli laziali e in Toscana, dominava la vasta piana di Caserta e per questo motivo fu immediatamente ribattezzato Belvedere di San Leucio.

Carlo III di Borbone la città di Caserta piacque subito, al punto che, in più di un’occasione, pensò di trasferirvi la nuova capitale del regno, ritenendo Napoli, per diversi motivi, inadeguata. Il progetto non andò mai in porto ma Caserta fu fra la fine del XVIII secolo e la metà di quello successivo, il luogo privilegiato dei Borbone, non solo per la costruzione della sontuosa e imponente reggia, ma anche per la risistemazione della collina di San Leucio e del palazzo degli Acquaviva, che il sovrano volle far ampliare per farlo diventare un Casino di Caccia, per la presenza di ampi e fitti boschi e di diverse specie animali, soprattutto cinghiali.

Al Belvedere di San Leucio di Caserta, il6 Aprile scorso è stata inaugurata la mostra fotografica “La nostra Via della Seta” curata da Zeng Yi , fotografo e curatore di fama mondiale che ha ricevuto il più alto riconoscimento d’onore e di successo dal Consiglio di Stato della Cina, e dal critico d’arte italiano Massimo Sgroi.

La via della seta

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L’idea è nata durante la vista  di Zeng YI al Belvedere, sito Unesco. Al rientro in Cina, il distretto della città antica di Zibo City e la Città di Caserta cominciano ad elaborare un protocollo d’intesa che porterà i due siti storici ad essere gemellati.
Nel Belvedere di San Leucio c’è infatti una mappa storica che parte dallo Shandong (Regione dove si trova Zibo city) ed arriva al Belvedere come terminale ideale della Via della Seta. Nella visita che una delegazione casertana ha fatto nello scorso ottobre è stato firmato un memorandum che mette in relazione le due città.
In mostra dunque 171 fotografie realizzate dai più grandi fotografi del mondo e percorrono idealmente la vita dei paesi che si trovano lungo il percorso della Via della Seta. Ci saranno opere di fotografi cinesi, kirghisi, mongoli, ulbeki, kalaki, coreani, fino ad arrivare agli europei, italiani compresi.

L’evento rientra nel progetto “one belt one road” e pone l’accento sul rapporto tra i popoli, la conoscenza e l’interscambio culturale, con il supporto del Governo e del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica Popolare della Cina, per contribuire alla crescita del territorio. Alle 10 prima della mostra ci sarà un convegno “Storia, opportunità dell’integrazione e sviluppo del turismo culturale tra la Cina el’Italia. La nostra Via della Seta farà tappa poi a Londra.

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