Santa Maria de Armenis

La chiesa, di cui si ha nozione documentaria già nel 1094, fa parte di un antico cenobio benedettino e sembra essere stata denominata così in seguito allo stanziamento di comunità armene a Matera. La facciata, in stile tardo romanico, è sormontata da alcuni archetti ciechi mentre sulla porta d’ingresso vi è un arco a tutto sesto dove è incisa l’epigrafe Santa Maria de Armenis. L’interno è composto da tre navate absidate con arcate e pareti che conservano tracce di antichi affreschi, colonne a capitello trapezoidale, ed un cortile a cui si accede da un portale decorato dove si affacciano gli ambienti dell’antico monastero. Dal 1660 al 1774 ospitò la confraternita di San Francesco da Paola e successivamente fu accorpata al Seminario di Palazzo Lanfranchi.

Al termine della strada un portale sormontato da un arco a tutto sesto con incisa l’epigrafe Santa Maria de Armenis: Madonna degli Armeni, la cui devozione è stata portata a Matera probabilmente dagli armeni, una componente etnica delle armate bizantine. Scolpito con elementi architettonici decorativi formanti una serie di mezze lunette ed arcatelle, dà accesso alla chiesa di Santa Maria de Armenis, di cui abbiamo nozione documentaria già nel 1094 che è composta da tre navate absidate con arcate che conservano tracce di antiche pitture ed un ampio cortile a cui si accede attraversando un bel portale decorato su cui si affacciano gli ambienti del vecchio monastero. Una chiesa in rupe che unitamente alla chiesa delle Santa Lucia ed Agata nel rione Malve e la chiesa ipogea di Santa Maria della Valle,in contrada La Vaglia, documenta una presenza benedettina che non entrava nell’ambito della città, ma occupava ambienti e luoghi ad essa vicini e che, pur presente sul territorio materano prima dell’anno Mille, s’imponeva maggiormente con l’arrivo dei Normanni nel XII secolo.

La chiesa ospitò la confraternita di San Francesco da Paola dal 1640 al 1774, anno in cui fu costruito il nuovo edificio cultuale, quando la chiesa fu accorpata al Seminario. Fu utilizzata come cava fino al 1958 quando per lo spopolamento dei Sassi fu definitivamente abbandonata. Il complesso viene attualmente utilizzato per molteplici funzioni culturali come mostre, concerti e incontri gastronomici.

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