San Francesco D’Assisi

La chiesa di San Francesco D’Assisi si affaccia su un’ampia piazza sotto la quale si estende una interessante area archeologica che presenta elementi in comune con i villaggi trincerati; nel corso del medioevo quest’area fu utilizzata come luogo di sepoltura.
La prima costruzione dedicata a San Francesco d’Assisi, risale al 1200 e venne realizzata su un nucleo ipogeo dedicato ai Santi Pietro e Paolo, che ancora oggi può essere visitato passando attraverso una botola collocata all’interno dell’attuale chiesa.
La facciata ha assunto l’odierna conformazione nel Settecento e rappresenta un ulteriore esempio di stile barocco. È scandita da lesene ed è divisa in due parti definite da un cornicione marcapiano che si sviluppa sui lati. Nella parte inferiore il portale e cinque finestre sono abbelliti da elementi decorativi di carattere floreale; nella parte superiore vi è una nicchia centrale in cui è collocata una statua della Madonna mentre alle estremità del cornicione sono poste le statue di San Francesco a destra e Sant’Antonio da Padova a sinistra. L’interno a una sola navata comprende diverse cappelle laterali, vi sono inoltre numerosi dipinti di maestri napoletani che contribuiscono ad aumentare il valore artistico di questo luogo di culto. Le opere di maggiore interesse sono un polittico del XV secolo articolato in 9 riquadri raffiguranti la Madonna e alcuni santi, e un’acquasantiera del XIII secolo scolpita in pietra e collocata nei pressi dell’ingresso.

La chiesa di San Francesco D’Assisi, sita sul Piano, si affaccia su un’ampia piazza che si sviluppa all’incrocio tra via Ridola e via del Corso.
Sotto il piazzale si sviluppa un’estesa area ipogea. Lavori di indagine archeologica hanno portato alla luce una situazione molto interessante che presenta elementi riconducibili a differenti epoche. Testimonianze che attestano insediamenti umani risalenti ai secoli VIII-VII a.C. sono le buche destinate ad accogliere i pali strutturali delle abitazioni e delle recinzioni difensive e le fosse circolari finalizzate a contenere e conservare prodotti alimentari. Questi e altri elementi permettono di collocare questo sito all’interno della fitta rete di insediamenti che si estendeva tra l’altopiano delle Murge e la Valle del Bradano. I reperti testimoniano come nei secoli successivi, in una fase di riorganizzazione della struttura territoriale dell’intera area, il sito fu abbandonato e utilizzato per un breve periodo, prima del definitivo abbandono, come sepolcreto. Dopo alcuni secoli che la documentazione archeologica ci restituisce vuoti della presenza umana, intorno al X d.C. l’area venne nuovamente utilizzata come necropoli.
Per quanto riguarda la chiesa, possono essere individuate quattro fasi che hanno portato alla definizione della struttura così come la conosciamo oggi.

La prima costruzione dedicata a San Francesco d’Assisi risale al 1200 e la tradizione popolare ne attribuisce la fondazione allo stesso Santo; sono sopravvissuti solo pochissimi elementi difficilmente osservabili all’interno dell’edificio.
Le fondamenta della chiesa furono realizzate su un nucleo ipogeo dedicato ai Santi Pietro e Paolo, di cui si hanno notizie che lo fanno risalire al 1185, che può essere visitato passando attraverso una botola collocata all’interno dell’attuale chiesa. La cripta è costituita da due ambienti nei quali è possibile ammirare pregevoli esempi di pittura rupestre; nel primo vi è un affresco che raffigura San Vincenzo, mentre nel secondo una raffigurazione della Madonna con Bambino e adiacente ad esso una rappresentazione risalente al XIII secolo, di autore ignoto, della visita di Papa Urbano II del 1093.

Dal XIV secolo a seguito dell’ampliamento della struttura religiosa sovrastante, questo luogo fu utilizzato come sepolcreto. In seguito nel XV secolo vennero realizzati dei lavori di ampliamento della struttura con l’aggiunta di alcune delle cappelle interne; testimonianze artistiche quattrocentesche sono gli affreschi, giunti a noi menomati di alcune parti, che si trovano dietro l’altare maggiore e che sono tornati alla luce in seguito alla rimozione del coro ligneo. In questa stessa occasione venne realizzato l’adiacente convento attualmente non più parte dell’apparato urbano della città. Nel 1936 fu, infatti, inserito in un progetto di risanamento che portò alla totale alterazione dell’asse sette-ottocentesco del Piano; vennero realizzati palazzi dalle architetture austere destinati ad ospitare il Banco di Napoli, l’Ufficio Postale ed altre strutture di carattere amministrativo e burocratico.

L’intervento successivo, voluto dall’arcivescovo Lanfranchi, è datato 1670 e si concentrò prevalentemente in un primo rifacimento della facciata mentre l’ultimo intervento risale al Settecento inoltrato e fu finalizzato a terminare la facciata ispirandosi al barocco e a ornare l’interno che venne trasformato con l’inserimento di fregi ornamentali.
La facciata fu progettata degli architetti Vito Valentino e Tommaso Pennetta e realizzata da un terzo architetto ignoto, si presenta scandita da lesene e suddivisa in due parti da un cornicione marcapiano che si sviluppa sui lati.

Nella parte inferiore il portale e cinque finestre sono abbelliti da elementi decorativi di carattere floreale; nella parte superiore vi è una nicchia centrale in cui è collocata una statua della Madonna Immacolata affiancata da due angeli che reggono un drappeggio ornamentale; alle estremità del cornicione vi sono a destra la statua di San Francesco e a sinistra quella di Sant’Antonio da Padova. L’interno è a una sola navata; vi sono diverse cappelle laterali al cui interno è possibile ammirare elementi artistici e decorativi molto particolari. A destra, nella seconda cappella è collocato un altare di legno intagliato molto elaborato di fattura seicentesca e un sarcofago cinquecentesco di Eustacchio Paulicelli realizzato probabilmente da Aurelio Persio nel XVI secolo; a sinistra invece, nella seconda cappella è collocata una tela realizzata sul finire del Cinquecento da Antonio Stabile e raffigurante l’Immacolata Concezione, mentre nella cappella successiva si trova il passaggio che conduce alla cripta dei Santi Pietro e Paolo.
L’opera di maggiore interesse artistico è costituita da un Polittico realizzato nel XV secolo attualmente collocato sulla Cantoria dell’organo; per un lungo periodo è stato attribuito a Bartolomeo Vivarini salvo poi averne identificato l’autore in Lazzaro Bastiani, è articolato in nove pannelli raffiguranti al centro una Madonna con Bambino in trono e alcuni santi nei riquadri collocati ai lati.

Infine un ulteriore elemento degno di nota è rappresentato da un’acquasantiera del XIII secolo realizzata in pietra e collocata a sinistra dell’ingresso, presenta dei tratti comuni con le acquasantiere che si possono osservare in Cattedrale e nelle chiese di San Giovanni e di San Domenico.

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